mercoledì 19 ottobre 2011

La lettera: “Noi, Generazione Berlusconi, nati negli anni Novanta”

Pubblico la mia lettera personale che oggi è comparsa sul sito www.dirittodicritica.com.


berlusconi giovani La lettera: Noi, Generazione Berlusconi, nati negli anni NovantaPubblichiamo la lettera di una ragazza di vent’anni, nata poco prima della “discesa in campo” di Silvio Berlusconi. “La mia – scrive – è una generazione disinteressata alla politica, cresciuta guardando telequiz a premi e talent show”. Eppure – continua – qualcuno ancora si salva: sono pochi ed erano in piazza il 15 ottobre per manifestare in modo pacifico. Ma i media li hanno dimenticati a favore dei Black-bloc. Qualcuno potrà accusarla di populismo spicciolo. Ognuno si farà l’opinione che crede. A noi ha colpito l’età di Valentina – 20 anni – e la sua consapevolezza della generazione in cui è nata.
Sono nata nel 1991. Erano gli anni di Tangentopoli, delle stragi di mafia. Stava terminando la prima Repubblica ed era proprio in quel periodo che Silvio Berlusconi decideva di scendere in campo. Dal 1994 ad oggi, l’attuale presidente del Consiglio non ha attuato nessuno dei punti fondamentali del suo programma di governo: riduzione delle tasse, riforma della giustizia, piano casa, piano del Sud ed ecc…
Ma non voglio soffermarmi a parlare di quanto ha fatto e non fatto Berlusconi, mi soffermo piuttosto su come noi cittadini, soprattutto noi giovani, abbiamo vissuto nell’epoca in cui impera il berlusconismo.
I miei coetanei sono cresciuti guardando la tv: i telequiz a premi, i talent show, i reality show, le fiction, i programmi di approfondimento “giornalistico” e i telegiornali di parte.
Comincio dalla tv, perché è da questa che abbiamo iniziato ad appoggiare, a nostra insaputa, il berlusconismo.
Quando si parla della mia generazione, si parla della generazione disinteressata alla politica che fa il gioco dei potenti perché non sa fare purtroppo nient’altro. La mia generazione è quella degli sfaticati, dei mantenuti, degli ignoranti, della promozione facile, delle aspiranti veline e calciatori e potrei continuare…non è populismo purtroppo. E’ vero, siamo questa generazione: quando ci vedi manifestare in piazza, spesso non sappiamo cosa dirti, perchè i punti di domanda non li conosciamo, qualcuno ce li ha tolti. Però ti sappiamo dire chi ha vinto all’ultima edizione del Grande Fratello o di Amici, ti sappiamo dire cosa ha fatto Lapo Elkann a Milano con il suo suv, cosa ha fatto la Canalis con Clooney, insomma ci teniamo aggiornati come possiamo su questo e guai a chi dice il contrario.
Siamo la generazione figlia di genitori che ammirano Berlusconi perchè si è fatto da solo, perchè grazie a lui possiamo guardare tre canali televisivi senza pagarli, possiamo guardare le partite di calcio a soli 10 euro, non paghiamo l’ICI per la prima casa, insomma Berlusconi è generoso e non ci fa pagare mai nulla.
Però capita di trovare tra i miei coetanei qualcuno stranamente interessato a qualcos’altro, tipo: la letteratura, la buona musica, la politica. Sono pochi, solitamente non bucano lo schermo, non riescono, non sono molto simpatici e non li ammirano da nessuna parte. Loro ogni tanto cambiano canale. Quando potevano, guardavano Annozero. Poi Santoro è scomparso. Si è detto che non andava bene e che avesse deciso di tagliare i ponti: non voleva più lavorare nella Rai dei partiti. Questa minoranza tra i giovani della “generazione Berlusconi” si informa grazie ai blog, alle enciclopedie libere, su facebook o su twitter come anche i miei coetanei “appassionati” di reality show, solo che i primi si scambiano informazioni, cercano di fare il loro meglio per trovare un posto in questo Paese che li lascia soli, perché  - ahimé – loro non vogliono fare le veline né i calciatori. Hanno deciso di indignarsi, insieme a tanti giovani nel mondo, perché gli stanno rubando il futuro e sono andati a manifestare pacificamente. Ma c’è sempre qualcuno che gli ruba la scena: i media preferiscono puntare tutta l’attenzione sui giovani delinquenti vestiti di nero. La mia generazione, quella parte che è stata capace di aprire gli occhi e di manifestare pacificamente a Roma, augura a tutti voi un buon risveglio da questo incubo.
Valentina Conticello

domenica 25 settembre 2011

Alle donne senza prerogative.

Ci sono tanti argomenti di cui potrei parlare: la crisi economica, la crisi di governo, lo spettro della Grecia che incombe ormai da mesi, ma preferisco parlare di donne.
E' un argomento banale nel ventunesimo secolo, ancora si parla di condizione delle donne?
Ebbene sì, dove in una Danimarca pulita e felice c'è una donna che diventa primo ministro, c'è un' Italia travolta dagli scandali del premier a causa di donne senza prerogative.
Sì sto parlando di causa, perchè è questo il problema a quanto pare, il problema sono le donne. 
Non tutte le donne sono uguali, ma tutte le donne preferiscono accedere al potere con qualcosa di più semplice, ogni donna ha delle caratteristiche che la rendono interessante: chi i seni, chi il sedere, chi il cervello... 
Spesso, chi può ovviamente, usa le caratteristiche fisiche, è il metodo più semplice ed efficace. 
Stupide donne che perdete tempo a studiare, a sacrificare il vostro cervello per delle cose che non vi daranno mai la sicurezza di avere un posto di lavoro serio ma soprattutto sicuro, quando, come ha detto qualcuno: "siete sedute sulla vostra fortuna."
E' semplice per le donne arrivare a qualcosa, il cervello le rende scaltre, la bellezza immobilizza e ammalia chiunque, gli uomini non possono. Loro fanno il lavoro pulito, sono le donne ad essere sporche.
Tanta fatica, tanti anni, per poi arrivare a questi risultati. Qui non cambia niente.
Senti in televisione, semidonne che ti spiegano come fare fortuna, essere qualcuno, arrivare all'apice del successo e ascoltandole ti rendi conto di essere stupida e anche inutile, perchè il compito di una donna è quello di ammaliare i propri uomini, soddisfarli sessualmente, servirli come si deve.
Se pensi che le donne debbano conquistarsi i loro diritti studiando e lavorando come gli uomini, sei una femminista capra, se pensi che le donne debbano conquistarsi i loro diritti prostituendosi mentalmente e fisicamente sei una puttana felice.
Voglio dire alle puttane felici che sono donne senza prerogative, che arrivano al potere con mezzucci che perderanno con l'età, perchè è bello essere donne perchè è facile dare, è facile ricevere, ma è ancora più bello se ci si arriva con dei mezzi che non si perdono mai, quindi l'onestà e la bellezza intellettuale, che tutte possono ambire, perchè tutte ne abbiamo facoltà, chi si accontenta dei mezzucci, sarà costretta con gli anni a rimpiangere il modo più semplice per essere davvero realizzate.
Non sono una femminista capra, ma prostituirmi per i potenti non è una cosa che ambisco, non per fare l'anticonformista, ma diventare qualcuno grazie alle mie tette non mi renderà soddisfatta di quello che sono. 

mercoledì 27 luglio 2011

Se i Breivik li abbiamo a casa.

Lo scorso fine settimana, tutta il mondo si è fermato davanti alle scene terribili degli attentati in Norvegia, siamo rimasti incollati alle scene perchè nessuno poteva immaginare che in un Paese civilissimo come la Norvegia potessero accadere certe cose, al solito si immaginava che gli indiziati fossero i soliti terroristi islamici, visto che la Norvegia recentemente ha avuto delle minacce da parte di quest'ultimi, ma in realtà dietro tutto questo c'era un uomo di trentadue anni, norvegese, alto, biondo con gli occhi azzurri, conservatore (precisamente di estrema destra) e cristiano. Guarda un po' ora chi fa gli attentati, sembra che Bin Laden si sia reincarnato in un bell'europeo, ma mettiamo da parte le battute di spirito, per parlare delle affermazioni che si sono susseguite in questi giorni nei giornali, nelle tv e nelle radio. Mi riferisco alle affermazioni di personaggi importanti in Italia. Il primo è l'editorialista de "Il Giornale", che è Vittorio Feltri, e il secondo è l'onorevole, eurodeputato, leghista Mario Borghezio. Vittorio Feltri nel suo editoriale afferma che l'attentato avvenuto nell'isola di Utoya poteva essere meno tragico se quei poveri ragazzi avessero deciso di collaborare tutti insieme per farlo fuori, invece l'egoismo dei singoli ragazzi a salvare la propria pelle è prevalso, e quindi è colpa di questi poveri ragazzi pusillanimi. Non so se ci siano editoriali peggiori nella storia del giornalismo contemporaneo, certo da Feltri una cosa del genere bisognava aspettarsela, visto che il giorno dopo degli attentati "Il Giornale" è uscito con due copertine diverse, la prima copertina esce con questo titolo: "Sono sempre loro ci attaccano" riferendosi ai terroristi islamici, la seconda, Sallusti accorgendosi dell'errore commesso ha questo titolo: "Attacco sanguinoso, Strage in Norvegia". Insomma sembra proprio che di giornalismo non si tratta, ma solamente di puro ideologismo.
Passiamo alle affermazioni di un "notevole" personaggio politico che è Mario Borghezio, politico abbastanza noto all'opinione pubblica per le sue "uscite". Già nel 2007, esattamente per il sesto anno anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle, ha reso noto il suo odio verso l'Islam ad una manifestazione contro tale credo a Bruxelles, in questa manifestazione dice Borghezio di essere stato malmenato, prima di essere stato fermato con più di centocinquanta persone, questa manifestazione era stata vietata dal comune di Bruxelles, ma nonostante questo gli organizzatori avevano annunciato che l'avrebbero attuata comunque.
Le affermazioni fatte ieri, non sono che la conferma delle sue idee malate, dice al programma "La Zanzara" di Radio24 che le idee di Breivik:  «sono condivisibili», «buone alcune ... alcune delle idee espresse al netto della violenza, direi in qualche caso ottime».
Queste affermazioni hanno riscosso critica da parte della società civile, ma nonostante le critiche, c'è una parte della società civile che incoraggia queste idee e non si scomoda a manifestare il proprio disdegno, perchè in parte o interamente crede a queste teorie. 

Porto l'esempio dell'assessore regionale Prosperini, accusato di aver corrotto e turbato l'asta degli appalti sulla pubblicità televisiva della regione Lombardia, in qualità di assessore regionale.
Quest'assessore diffondeva le sue idee attraverso il piccolo schermo del circuito delle tv lombarde.
Egli si definisce: Baluardo della Cristianità, Difensore della Fede, Flagello dei centri sociali, Protettore del Nord”. Se si permette a certa gente di andare in televisione per fare comizi ultra razzisti, non dobbiamo poi sorprenderci delle dichiarazioni di Breivik. Credo che l'estremismo sia ancora forte, non solo in Europa, ma anche in Italia. Abbiamo il coraggio di indignarci davanti a questi idee torbide, assurde e immotivate. La violenza è solo il risultato di tutte queste cattive parole.

venerdì 3 giugno 2011

Perchè al referendum dobbiamo votare.

Votare al referendum del 12 - 13 giugno significa dare lo scacco matto a questo governo che ormai è alla fine dei suoi giorni. Le parole di stamane del presidente del Consiglio fanno capire chiaramente che è preoccupato, è preoccupato per la salute dei suoi processi in corso, delle sue politiche economiche fatiscenti e del suo modo di governare. Infatti nei giorni scorsi abbiamo potuto notare il diverso assetto del governo che certamente non modificherà un bel niente, anzi questo può solamente convincerci del fatto che il governo è veramente alla fine.
Anche se in televisione ci sono pochissimi dibattiti su questo referendum, sarebbe buono che tramite i nostri blog, profili facebook, twitter o myspace pubblicizzassimo questo referendum!

                       

Gli elettori dovranno presentarsi nella loro sezione elettorale portando con sé un documento d'identità valido e la tessera elettorale. Per votare dovranno porre una X sulla risposta scelta in ciascuna delle quattro schede, una per ogni quesito. E' opportuno ricordare che si tratta di referendum abrogativi, quindi, si dovrà votare 'sì' se si vogliono cancellare le norme al centro dei quesiti, 'no' per confermare le norme vigenti. Ecco nel dettaglio i quattro quesiti.
Quesito uno - Scheda rossa: privatizzazione dell'acqua. Il titolo del quesito che si riferisce all'abrogazione dell'art. 23 bis della Legge n. 133/2008 è 'Modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica'. Votando 'sì', si vota contro la privatizzaione dell'acqua; votando 'no', si lascia intatta la possibilità di affidare i servizi idrici ai privati.
Quesito due - Scheda gialla: profitti sull'acqua. Tale quesito propone l'abrogazione di una parte dell'art.154 del Decreto Legislativo n. 152/2006. In tal caso votando 'sì' viene abrogata la norma che prevede che i privati possano stabilire una tariffa per il servizio idrico tenendo conto dell''adeguatezza della remunerazione del capitale investito'; votando 'no', la norma rimane valida.
Quesito tre - Scheda grigia: nucleare. Dopo lo stop alle centrali nucleari deciso nel decreto legge Omnibus e il trasferimento del quesito referendario sulla nuova norma votata nel decreto legge, il titolo è 'Abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare'. Votando 'sì' gli italiani voteranno contro il nucleare, votando 'no' rimarranno le norme vigenti.
Quesito quattro - Scheda verde chiaro: legittimo impedimento. Lo scopo del quesito è abrogare una parte della legge nr. 51 del 7 aprile 2010 dal titolo 'Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza'. Si tratta della norma che introduce la possibilità per chi è impegnato in attività di governo di non comparire nelle aule di giustizia. Votando 'sì' si abrogherà tale norma, votando 'no' le cose rimarranno allo stato attuale.

sabato 16 aprile 2011

"Stay human" ricordando Vittorio Arrigoni...

Non mi va di scrivere chi era Vittorio Arrigoni, anche perchè ci hanno pensato i media a farlo. Mi basta solo ricordarlo, come si ricordano i nostri soldati morti in battaglia, con l'unica differenza che Vittorio non aveva armi, non guadagnava montagne di soldi, non è morto per la Patria, è morto per un'ideale.

RESTIAMO UMANI.

giovedì 17 marzo 2011

Quando ci ricordiamo/dimentichiamo di essere italiani.




- Ci ricordiamo di essere italiani quando gioca l'Italia ai mondiali.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando muore un nostro connazionale in Afghanistan.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando c'è la Festa della Repubblica anche se poi magari non sappiamo cosa sia accaduto esattamente il 2 giugno.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ci lamentiamo dei nostri politici.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando siamo derisi all'estero.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando vediamo tanta arte e cultura ma allo stesso tempo tanta ignoranza.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando alle olimpiadi vincono i nostri atleti.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ci dà fastidio che i leghisti non cantino l'inno nazionale.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando all'estero il cibo fa cagare.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando le belle parole non bastano, e non bastano mai per davvero.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ogni regione è bella perche ognuna ha un suo perchè.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ci ricordiamo anche di non aver ancora un lavoro a 30 anni.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando in tv si parla 24 ore su 24 di ragazzine scomparse.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ci trasferiamo all'estero e abbiamo nostalgia di casa.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando gli extracommunitari sono troppi e a noi non ci pensa mai nessuno.
- Ci ricordiamo di essere italiani quando ogni 50 anni si festeggia l'Unità d'Italia anche se poi magari non sappiamo cosa sia accaduto esattamente il 17 marzo del 1861.



- Ci dimentichiamo di essere italiani quando la mafia è una cosa del Sud e mai del Nord.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando accadono le stragi e diamo la colpa alla mentalità del Sud.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando la spazzatura è sempre qualcosa del Sud e mai del Nord.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando i razzisti stanno al Nord.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando il nostro Presidente del Consiglio racconta barzellette che non fanno per niente ridere.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando il nostro Presidente del Consiglio va con le ragazzine, preferiamo dire: "Beato lui che si diverte."
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando arrivati all'estero non vogliamo più tornare.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando vediamo i nostri politici scannarsi nei talk show.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando andiamo a votare.
- Ci dimentichiamo di essere italiani perchè non abbiamo senso dello Stato, al massimo ci può fare senso.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando vorremmo la stessa forza di ribellione dei Paesi del Maghreb.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando il Nord paga per il Sud, ed è così e basta.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando diciamo che Bossi ha ragione.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando arriviamo al Nord è tutto funziona.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando arriviamo al Sud è tutto non funziona.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando leggiamo titoli di giornali imbarazzanti.
- Ci dimentichiamo di essere italiani quando vincono i furbi.
- Ci dimentichiamo di essere italiani anche il giorno dell'Unità d'Italia, perchè non serve a niente commemorare una giornata che nessuno ricorda.
                                                         

Queste sono le cose che ci uniscono, sono tante, poche, non lo so, però non mettiamo bandiere e bandierine se poi non abbiamo cura della nostra Italia. Tanta ipocrisia non servirà a ricordarci che siamo italiani.

domenica 27 febbraio 2011

Condivido un po' di tristezza con voi con questo testo di Caparezza.

Goodbye Malinconia



A malinconia, tutti nell’angolo tutti che piangono,
toccano il fondo come l’Andrea Doria
chi lavora non tiene dimora, tutti in mutande, non quelle di borat
la gente è sola, beve poi soffoca come John Bohnam
la giunta è sorda più di Beethoven quando compone la “nona”
e pensare che per Dante questo era il “Bel paese là dove ‘l si sona”
per pagare le spese bastava un diploma, non fare la star o l’icona
né buttarsi in politica con i curricula presi da Staller Ilona
nemmeno il caffè sa più di caffè, ma sa di caffè di Sindona
e poi se ne vanno tutti da qua se ne vanno tutti
non te ne accorgi ma da qua se ne vanno tutti
Goodbye malinconia
come ti sei ridotta in questo stato?
Goodbye malinconia
dimmi chi ti ha ridotta in questo stato
Goodbye malinconia
come ti sei ridotta in questo stato?
Goodbye malinconia
dimmi chi ti ha ridotta in questo stato d’animo
cervelli in fuga, capitali in fuga, migranti in fuga dal bagnasciuga
  è malinconia, terra di santi subito e sanguisuga
il paese del sole in pratica oggi paese dei raggi uva
non è l’impressione, la situazione è più grave di un basso tuba
e chi vuole rimanere ma come fa, ha le mani legate come Andromeda,
qua ogni rapporto si complica come quello di Washington con Teheran,
si peggiora con l’età, ti viene il broncio da Gary Coleman
metti nella valigia la collera e scappa da malinconia
tanto se ne vanno tutti.
Goodbye malinconia
maybe tomorrow i hope we find tomorrow
goodbye malinconia
hope did we get here, how did it get this far
goodbye malinconia
we had it all, fools we let it slip away
every step was out of place
and in this world we fell from grace,
looking back we lost our way,
an innocent time we all betrayed
and in time can we all learn,
not to crawl away and burn
stand up and don’t fall down
be a king for a day,
in man we all pray.