martedì 26 novembre 2013

Piccole Matilda crescono...

Ho aspettato tutto il giorno affinché finisse questa giornata. La giornata che viene ricordata come quella contro la violenza sulle donne. L'argomento mi sta molto a cuore, ma siccome ci sono tante ragazze al mondo che sull'argomento possono scrivere per giorni interi io oggi preferisco parlare di roba leggera, che comunque riguarda il soggetto principale della giornata: la donna.
Penso che chi mi leggerà avrà visto o magari letto, almeno una volta nella vita, Matilda.
Matilda è un personaggio di un libro di Roald Dahl, ma sono certa che la gran parte di voi la conosca per il film, Matilda 6 mitica. Matilda è un personaggio che mi è sempre stato a cuore, un po' perché era speciale in quanto era solo una bambina con poteri speciali, un po' perché quando ero bambina ci somigliavo tanto. Siccome la giornata che è trascorsa è la giornata della violenza sulle donne, penso a Matilda perché è un personaggio che è riuscito a riscattarsi dalla sua famiglia che non la considerava perché era una bambina diversa, una bambina che amava la lettura, che sapeva fare tantissimi conti senza l'ausilio delle mani, quasi indipendente, insomma torniamo al punto che l'istruzione è il vero mezzo per uscire dal tunnel della violenza, della sottomissione. Se nel mondo ci sono ancora tante donne che sono schiave, sottomesse e perché queste non possono accedere all'istruzione, non possono essere donne indipendenti. Quasi una settimana fa, esattamente il 20 novembre, è stato dato il Premio Sakharov (che sarebbe il premio per la libertà di pensiero) dal Parlamento Europeo a Malala Yousafzai. Avrei voluto che quest'anno il Premio Nobel per la Pace lo vincesse lei, ma va bene così. Malala ormai nel mondo è conosciuta per la sua lotta, e per la sua voglia di riscattarsi dal regime dei talebani che impedisce a lei e alle altre donne di studiare con un editto.
Sono fortunata a vivere in Occidente, ma non abbastanza, perché vivo in Italia, un Paese che secondo i dati OCSE lavorano solo il 47% delle donne contro una media europea del 60%, ma la cosa più impressionante è che queste donne lavorano più degli uomini, le donne italiane lavorano più delle altre donne europee, con una media di 326 minuti in più contro una media europea di 130 minuti. Non sono fandonie, le donne in Italia hanno sostituito lo Stato Sociale, badano alla casa, alla famiglia più dei loro mariti/compagni. Un Paese che non investe nelle donne ha forse il merito di chiamarsi Paese Civile? Potremmo tutti tranquillamente usare l'alibi della crisi economica mondiale, ma in Italia è sempre stato così, manca proprio la base culturale. Però qualche risultato l'abbiamo ottenuto: In Italia sempre più donne si laureano, sempre più donne diventano medico, avvocato, ministro...è questo ci fa piacere, fa piacere che piccole Matilda crescono. Ma la crescita si sa, deve portare a un fine, e spero che in Italia le donne riescano ad affermarsi non perché ce lo chiede l'OCSE, l'Unione Europea, le Nazioni Unite ma perché è un diritto che ci spetta, perché il Paese può migliorare, e non usare la nostra forza-lavoro sembra più una questione legata all'ideologia, che allo spreco intellettuale.

venerdì 18 ottobre 2013

Io tifo ciccia perché mi rilassa.

Da un po' di tempo grazie ai social network mi sto un po' interessando di moda. Prima non mi interessava più di tanto perché nutrivo dei pregiudizi circa gli stilisti, le modelle, lo star system e tutto quello che concerne la moda. Adesso non sono un'appassionata ma la seguo con più interesse da quando ho scoperto le modelle curvy. Sono davvero belle, prima non riuscivo a guardare Kate Moss che subito l'avrei presa a martellate, non perché mi stia antipatica, non ho idea se sia una persona umile o meno, ma non sopportavo il fatto che fosse famosa per essere un grissino, perché questo è lei sostanzialmente. Una brutta icona, non rappresenta quello che sono praticamente il 90% delle donne nel mondo, le donne magre/anoressiche sono un po' come l'1% di Wall Street, dominano il mondo contro il 99% di persone che tirano a campare lavorando.
Ecco io le vedo così le modelle magre, e mi dispiace che siano ancora oggi, nonostante i cambiamenti, le icone della moda. Non dico che le donne magre siano brutte o devono cominciare ad essere viste come il male della società, ma dobbiamo smetterla di dire che sono più belle di quelle grasse. Grasso non è una brutta parola. A me l'hanno detto a casa tutti: mamma, papà, zia anche nonna, sì mia nonna non si preoccupava di quanto mangiavo al contrario del pensiero dilagante. 
Sono alta 1,60 e la cosa non mi dispiace, non voglio essere più alta, a me sta bene così, non mi dispiace portare il 39 di piedi né tanto meno la taglia 46. E' brutta? E' bella? Per me non è importante.
Se ho voglia di mangiare un dolce non penso quante calorie abbia, perché al piacere non c'è prezzo e nemmeno kilocalorie.
Certamente stare attenti al peso è importante, ma ogni tanto eccedere non fa male, né al peso, né alla mente.
Io tifo ciccia perché mi rilassa, lo penso anche degli uomini, un uomo che sta tutto il giorno in palestra a farsi i muscoli per me è un povero sfigato, mi metterebbe solo a disagio perché l'unico pensiero fisso sarebbe quello di rimpinzarlo di cibo. Il mondo sarebbe un posto migliore se guardassimo all'estetica con più etica.
Adesso basta con le ciance-filosofiche. Passiamo alle modelle che nel web m'hanno fatto impazzire:


                                  BIANCA BOMBSHELL


TANESHA AWASTHI


VIKTORIA MANAS




mercoledì 9 ottobre 2013

La questione spinosa delle carceri

Ritorno a parlare di roba seria, dopo le dichiarazioni di oggi di Napolitano, mi sembrava quasi un obbligo commentare. Sono sempre stata sensibile verso i diritti umani. Del resto penso che non avrei mai intrapreso gli studi di Scienze Politiche se non lo fossi stata. Però oggi mi sono leggermente incazzata, perché il Presidente della Repubblica dopo otto anni ha deciso di parlare di carceri guarda caso nella settimana in cui si discuteva della decadenza al Senato di Berlusconi. Sono un po' complottista sì, ma non grillina, sia chiaro. 
Napolitano s'accorge solo ora del sovraffollamento delle carceri, della sentenza della Corte Europea circa il nostro stato delle carceri, prima sembrava che non gli interessasse la cosa, e adesso cosa chiede? L'amnistia e l'indulto. Credo che tutti sappiamo i risultati dell'indulto, del resto l'ultima legge sull'indulto è datata 2006, non tanto tempo fa, e il sovraffollamento delle carceri continua ad esserci. Va bene che ci sia una depenalizzazione di certi reati, come quelli che hanno a che vedere con l'uso di stupefacenti, considerando che chi ne fa uso non fa danno a nessuno, se non a se stesso, e l'unico posto adatto per un tossicodipendente è una comunità di recupero e non un carcere, però la ministra Severino l'anno scorso ha provato a depenalizzare determinati reati con la riforma della giustizia dell'anno scorso, certo si può fare ancora molto, ma la strada dell'amnistia e dell'indulto non mi sembra quella più corretta. 
La questione spinosa delle carceri ha molto a che fare, a mio parere, con gli edifici, gli stabili in cui i detenuti scontano le loro pene. In Italia le carceri hanno funzioni diverse rispetto alle carceri di tutti i Paesi europei. Sono delle vere e proprie palestre per criminali, spesso gli ex detenuti ritornano in carcere, perché uscendo dal carcere riprendono la loro vita criminale, non sembrano veramente pentiti di quello che hanno fatto, perché non sono stati in un posto salubre tale da ricordagli costantemente del reato commesso, ma in un posto che gli ricorda continuamente quello che è, un criminale. Sia chiaro, lo Stato in questo ha una colpa grande, molto grande e con Stato intendo anche noi, perché per una buona parte di italiani i detenuti devono rimanere degli emarginati, come del resto gli immigrati, per gli italiani fanno parte di una categoria a sé.
Non importa a nessuno dei detenuti, della loro vita, eppure dei loro diritti è importante parlarne e discuterne. Se iniziassimo tutti a parlare dei detenuti come esseri umani forse riusciremo a vedere la possibilità di una vita senza criminalità, certo è quasi un'utopia, ma in alcuni Stati è quasi una realtà.
Parlo degli stati scandinavi in cui il carcere non è luogo di emarginazione, ma di rieducazione. Eppure la nostra Costituzione parla chiaro, all'articolo 27: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
E' strano che nel nostro Paese, che ha una Costituzione veramente bellissima, degna di un Paese civile, abbia poi queste carceri al limite della decenza umana. 
Insomma per farla breve, bisogna risolvere la questione delle carceri partendo dagli edifici, dagli stabili in cui scontano le pene, senza però dimenticare l'abnorme uso della detenzione preventiva e il ritardo della giustizia nel far avere dei processi ai detenuti.
Non bisogna dimenticare poi i quasi duemila morti in dieci anni nelle carceri italiane e parliamo solo di detenuti, perché ci sarebbe poi un altro numero quelli degli agenti di polizia penitenziaria che si suicidano, sono una centinaia.
Voltaire diceva: "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione".

martedì 3 settembre 2013

GIRLS. Una serie televisiva reale, che parla di tutte noi.

Wow, siamo già a settembre, il mese che io detesto follemente un po' per gli esami universitari, un po' perché storicamente l'ho sempre detestato anche per brutti accadimenti di cui non voglio parlare.
Comunque stavolta non mi va di parlare di politica o di qualcosa che vagamente la ricorda, ma di una serie televisiva che mi è piaciuta tantissimo che voglio consigliarvi: GIRLS. 
Il nome è proprio questo, semplicemente GIRLS, la serie è ambientata a New York, esattamente Brooklyn, ed è la storia di quattro ragazze, anche se si concentra sulle vicissitudini di una in particolare, la protagonista nonché Hannah Horvath aspirante scrittrice, laureata in lettere, precaria e mantenuta dei genitori, che hanno deciso di decurtarle il mantenimento per responsabilizzarla trovandosi nella dispersione totale.
Per quanto la trama possa in qualche modo ricordare Sex and The City, GIRLS è lontana mille miglia dalle avventure di Carrie Bradshaw e delle sue amiche. La protagonista è anche la regista della serie tv, Lena Dunham, un'attrice lontana dal mondo di Hollywood, una personalità fuori dagli standard, una ragazza che ha un aspetto fisico che non ricorda per nulla quello delle dive odierne. Lena non è magra, anzi, è bella paffuta e non ha un viso che fa impazzire, è una ragazza normalissima e lo è anche nella serie, non mancano scene di nudo, la si vede spesso in topless proprio per far vedere la naturalezza della sua persona. La regista e attrice di GIRLS con questa serie tv vuole cercare di avvicinare un pubblico di vere ragazze, in carne ed ossa, anzi più carne che ossa, vuole raccontare le vicissitudini di una ragazza di venticinque anni appena laureata in un periodo di crisi nera come il nostro, le fatiche, le paure di non raggiungere i propri sogni. Hannah, come le sue amiche, cerca di trovare una stabilità che non c'è, in un periodo storico che di certezze non ne dà, tra semi-amori, semi-lavori, semi-tutto ne esce una serie tv imperdibile che consiglio vivamente. 
Mi sento molto Hannah Horvath, sbadata, imperfetta, sfigata e senza nessuna certezza in tasca.
Incorono la regista e attrice Lena Dunham tra i miei miti, che per avere 27 anni ed essere figlia di due artisti ha saputo rappresentare la precarietà dei giovani della mia età, che non importa se sono a New York o a Roma, o chissà dove, perché abbiamo in comune tutti la stessa cosa: l'instabilità e l'incertezza di vivere la vita che ci siamo sempre sognati.
GIRLS è lontana da Sex and The City per molteplici ragioni, ovviamente la prima è che le protagoniste di GIRLS sono tutte ventenni, in Sex and The City sono delle trentenni affermate che possono permettersi delle scarpe firmate e una vita Mondana con la M maiuscola. GIRLS è girato a Brooklyn e non nella bellissima e inaccessibile Manhattan tanto amata e celebrata da Carrie nel telefilm.
Non voglio scrivere nient'altro, merita la visione, credetemi.


mercoledì 17 luglio 2013

Di Miss Italia se ne può fare a meno.

Ancora una volta una settimana intensa quella italiana, tra gaffe, insulti ed espulsioni, dicono, non programmate, io mi voglio occupare di una notizia di poco conto: Il concorso di Miss Italia. Un po' di caciara italiota non guasta, lascio ai giornalisti di grande spessore sentenziare delle notizie importanti.
Esattamente due giorni fa la Presidente della Camera Boldrini ha fatto sapere di essere contenta che la Rai abbia considerato di eliminare il concorso dicendo questo: "Scelta moderna e civile, solo il 2% delle donne in tv parla, il resto muto e svestito".

Subito le critiche da parte di personaggi dello spettacolo come Vladimir Luxuria che su Twitter dice: "La Boldrini applaude alla cancellazione di Miss Italia, peccato che nel frattempo abbiano cancellato anche il Ministero delle Pari Opportunità!" ma le critiche più dure arrivano da Fiorello che difende il concorso dicendo: "Ci sono cose molto più gravi e vergognose come il femminicidio, potremmo fare una lista di cose su cui il presidente della Camera dovrebbe intervenire, a partire da certe dichiarazioni dei politici. I tg sono pieni di cose vergognose fatte da politici".
Continua dicendo: "ci sembra un po' esagerato: non ha mai fatto male a nessuno, anzi ha portato bene a molte donne, belle e parlanti, che grazie al concorso hanno trovato lavoro". Un indotto, quello intorno a Miss Italia, legato al lavoro di tante persone. "Centinaia di parrucchieri - dice Fiorello - in arrivo da tutta Italia", ad esempio.
Insomma per alcuni personaggi dello spettacolo, la Boldrini è stata una bacchettona, era meglio che si teneva strette certe considerazioni.
Bene non resta che commentare il concorso di Miss Italia, cosa è stato, e cosa è diventato il concorso in questione.
Ne ho lette in questi giorni di cotte di crude su Miss Italia, sul fatto che sono uscite non solo delle belle donne, ma anche delle bravissime attrici come: Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Lucia Bosè, Anna Valle e forse avrò dimenticato qualcuna strada facendo, insomma il concorso non ha fatto uscire solo oche o presunte soubrette, tutto vero, niente da dire in contrario, posso dire anche che rispetto ad altri concorsi femminili Miss Italia era diciamo meno volgare e più attento al buon gusto e al rispetto del corpo femminile, ma ciò non toglie che il concorso non serve a niente. Perché se servisse realmente a qualcosa allora, mi verrebbe da dire, che un'italiana, una bella italiana che deve rappresentare tutte e venti le regioni deve essere per forza alta almeno 1,70, magari che porti la taglia 42, deve avere i denti dritti, lo sguardo angelico, deve ovviamente saper ballare e cantare e saper camminare con le scarpe con i tacchi. Tutto molto bello per le riviste patinate, per gli stilisti, per i parrucchieri, per i programmi italioti e sì perché no anche per il cinema e per le pubblicità dell'acqua Rocchetta, l'acqua di Miss Italia.
Gli antipatici della tv dicono che la nostra è tutta invidia, c'hanno fatto male e per questo che ci ostiniamo a criticare Miss Italia, dovremmo fare come tutti: Ammirare la nuova Miss e sperare veramente che porti meno merda nel Paese.
Poi ci sono gli ipocriti, gli ipocriti che dicono che la bellezza è soggettiva, che non ha niente a che vedere con i concorsi di bellezza che è solo ostentazione del proprio fisico, niente di più, ma che non vuol dire nulla, però tutto ad un tratto si rendono conto che nei fatti non è così, Miss Italia ha qualcosa che ci rende tutte orgogliose di essere italiane, belle italiane, gioiose e sognatrici. 
Roba che a leggerla mi fa venire l'orticaria e forse anche la nausea. Forse quello che mi piacerebbe che fosse fatto in Italia, considerando quello che leggo tutti i giorni nei giornali, è un concorso di bellezza interiore, aperto a tutti, uomini e donne, bassi e alti, magri e grassi, non importa. In Italia manca questo, di bellezza esteriore ce n'è anche troppa, considerando che il 70% del patrimonio UNESCO è italiano, abbiamo molte cose belle da vedere da fuori, ma di dentro niente, nemmeno l'ombra. Possiamo fare a meno di Miss Italia, di Veline, di Miss Muretto, di Miss Padania e di qualsiasi Miss di questo e di quello. Se le belle ragazze vogliono sfondare nel mondo del cinema o dello spettacolo in Italia non mancano scuole di recitazione, di ballo e di musica. Non abbiamo bisogno delle Miss, non dicono niente degli italiani, o forse dicono tutto, ma in sostanza, la bellezza, la vera bellezza non è questa.

giovedì 25 aprile 2013

La festa della Liberazione è davvero una festa morta?


Aprile è stato un mese molto difficile per l'Italia, da mesi viviamo uno stallo politico che non possiamo permetterci a causa della crisi che ormai ci addolora e attanaglia costantemente, pressione fiscale alle stelle, smantellamento dei diritti, sempre meno lavoro, sempre più giovani che scappano dall'Italia.
La mancata elezione di un nuovo presidente della Repubblica, il ritorno di quello vecchio non ha fatto sperare  noi giovani, ci ha resi ancora più rassegnati, già pensavamo che il nostro era un Paese senza speranze, ma con l'elezione della Presidente della Camera Laura Boldrini e quello del Senato Piero Grasso, avevamo cominciato un po' a sperare, anche questo spiraglio di luce è sparito.
Dopo la tensione della scorsa settimana, ne arriva un'altra, un possibile governo, anzi governissimo tra PD-PDL che ci mette nuovamente in crisi.
Oggi 25 aprile, festa della Liberazione, Grillo fa sapere che è una festa morta, morta per l'inciucio tra PD-PDL, i partiti che hanno ostacolato e reso la politica un inferno in Italia. Nel suo blog elenca perché questa festa è morta e scrive ancora: "oggi i partigiani piangerebbero".
Subito la risposta da parte della Presidente della Camera Boldrini: «Questa festa è viva, oggi gli italiani celebrano la nascita della Costituzione».
Risponde anche un ex combattente della Brigata Stella Rossa, Riccardo Lolli, da Marzabotto che fu teatro di una delle più sanguinose stragi naziste: «Queste parole mi hanno fatto molto effetto, se c'è un mezzo morto quello è lui con i suoi che lo seguono. Grillo e i suoi devono capire che l'unica strada da seguire è quella della democrazia». 
Tre anni fa, in un articolo leggo che nei nuovi libri di storia, esattamente libri scolastici del liceo, non c'è la parola 'Resistenza'. Nei nuovi libri di storia si passa dalla Shoah alla Guerra Fredda, senza parlare di come è stato sconfitto il fascismo in Italia, della nascita della Costituzione. Il consigliere dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini, Max Bruschi risponde: «Ma non ha letto qui, dopo la voce Onu? È ben esplicitato: Formazione e tappe dell'Italia Repubblicana. Naturalmente è sottintesa la Resistenza. L'abbiamo inclusa senza citarla tra i capitoli fondativi della storia repubblicana. È un modo per rafforzarla, no?».
Insomma se Beppe Grillo nel suo blog scrive che la festa della Liberazione è morta, non è perché vuole ucciderla Grillo ma perché ahimé chi in teoria dovrebbe difenderla governerà con chi diciamo in parte l'ha già distrutta, proprio per l'episodio scritto qui sopra, non voglio prendere le difese di Grillo, ma penso che l'intervento nel suo blog deve essere letto attentamente.
Come non far morire questa festa? Leggendo. Esattamente leggendo il Discorso sulla Costituzione agli studenti di Milano fatto nel 1955 da Piero Calamandrei (un professore universitario che partecipò attivamente alla Resistenza), del suo discorso amo questo passo:
«Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione».

domenica 10 marzo 2013

Girlfriend in a coma - Quello che penso io del mio Paese.

Ho appena visto su La7 in prima serata il documentario di Annalisa Piras con Bill Emmott (ex direttore dell'Economist famoso diciamo per il suo astio verso il nostro ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi).
Girlfriend in a coma non so se è un documentario che vale la pena vedere, nel senso, forse per chi segue la politica costantemente come me, tutto questo è già risaputo, forse anche datato. Ma magari per chi ha ancora dubbi sulla vera identità dell'Italia può offrire diciamo spunti per comprendere il suo stato attuale.
Il documentario, visto che è girato durante l'anno del governo tecnico, vede la possibilità di un autentico cambiamento con il governo Monti, come ben sappiamo questo purtroppo non è avvenuto. Sarò forse di parte, ma certamente Mario Monti non ha creato nessun cambiamento, anzi era il continuo del vecchio, sarà anche uno stimato professore universitario, amato all'estero, ma di certo nemmeno lui ha capito i problemi in cui versa l'Italia, per non dire l'Europa, o forse l'ha capito, ma preferisce insomma tenersi stretti i poteri forti, considerando che lui esce da quelle parti.
Girlfriend in a coma affronta vari temi: la mala politica, il welfare, le donne, gli scandali di Silvio Berlusconi, il problema dell'Ilva, il cinema, i giovani italiani che studiano all'estero, le imprese italiane.
Questo documentario prova a dare un'immagine positiva del nostro Paese ma allo stesso tempo una negativa, Emmott nel documentario descrive l'Italia come una fidanzata, esattamente una fidanzata in coma, che non riesce più a svegliarsi, perché è stata maltrattata, picchiata da anni e anni di Mala Italia ovvero di Mala politica. Prova a spiegare attraverso i personaggi dell'economia, dell'impresa, della politica, del cinema,  degli intellettuali, ma anche della gente comune cosa rende questo Paese una fidanzata in coma.
Questo documentario mi ha fatto venire voglia di descrivere il mio Paese, non che io non abbia mai provato a farlo, attraverso una critica a questo documentario che è intriso di cinismo al punto giusto, ma che vuol trovare diciamo risposte nel male che continua purtroppo a persistere nel mio Paese.
In Girlfriend in a coma vi è un'intervista a Sergio Marchionne, il manager della Fiat, che nel documentario non manca la descrizione di un grande manager amato negli States, ma detestato nel mio Paese, in chiave: l'Italia si ribella a un genio che vuole sistemare la Fiat, una grande impresa automobilistica italiana che è in perdita perché avversa ai cambiamenti del mercato. Marchionne sarà anche un genio, forse per chi crede nelle teorie neoliberiste, per chi pensa che il mercato possa regolarsi da solo, ma sogno di Marchionne prevede una fabbrica senza diritti del lavoro, una fabbrica che è meglio senza diritti così possono investire dall'estero, se no niente meglio che si delocalizza nell'Est Europa che i profitti sicuramente ci sono, anche perché lì non sanno manco cosa siano i diritti del lavoro. Una fidanzata maltratta dalla politica certamente, ma anche di un senso malato di vedere oggi il lavoro, che non è solo purtroppo italiano, ma anche dell'Europa. I problemi italiani sono noti a tutti: Mafia, disoccupazione, violenza di genere, mala gestione della politica. Ma i problemi che accrescono quelli appena indicati perché nel documentario non vengono affrontati?
Perché il documentario non affronta cosa realmente ferisce a morte questa fidanzata in coma? Si dice che l'Italia è un Paese che appartiene a un grande continente (tutto vero, nda), un continente che oggi applica politiche di austerity che uccidono il welfare, la cultura, l'istruzione, il lavoro, la pace, l'assetto di un potenziale Paese straordinario. Limitante e limitativo parlare di problemi che appartengono solo all'Italia, come se la crisi fosse solo italiana. La cattiva politica è sì, una conseguenza di una cattiva politica passata, ma anche di una cattiva politica che non è presente solo in Italia, ma anche in Europa.
Da ventunenne l'Italia per me è un paese sciagurato, bello, sì molto bello, ma certo insofferente ai cambiamenti perché purtroppo l'Italia da sola non può cambiare, essa deve cambiare con tutti i Paesi europei, deve affrontare la battaglia dell'austerity che non fa crescere questo nostro Paese, che è anche la causa di questa situazione diciamo di stallo politico italiano. Invidio chi è nato durante il boom economico, mi sarebbe piaciuto nascere alla fine degli anni cinquanta, magari quando ancora l'intervento dello Stato nell'economia andava di moda e la gente respirava e parlava di tante belle cose.

lunedì 21 gennaio 2013

Elezioni Politiche 2013 - La sinistra disgregata

Le elezioni sono davvero vicine, è un momento che attendo con ansia essendo la prima volta che voterò alle politiche, sì le attendo anche da cinica di professione, è infatti proprio da cinica che voglio commentare quel poco di campagna elettorale [causa studio] che sto seguendo. Esattamente voglio commentare la parte che mi sta più a cuore, che è la sinistra. Sono di sinistra, i miei ideali sono quelli, almeno per questo sono perfettamente orientata, e c'è poco da fare. Invece poco orientati, ahimé sono quelli che dicono di essere di sinistra, ma mi sa che questi di orientati non hanno nemmeno i peli a sinistra.
Gli schieramenti della sinistra o pseudo-sinistra sono due: Il primo schieramento è quello del Partito Democratico alleato con Sinistra Ecologia e Libertà con candidato premier Pierluigi Bersani vincitore delle primarie di novembre scorso, l'altro schieramento invece è quello di Rivoluzione Civile che è una lista civica che racchiude Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani, Italia dei Valori e Verdi, il candidato premier è l'ex magistrato Antonio Ingroia, noto per aver indagato sulla Trattativa Stato - Mafia.
In queste settimane si sono succedute richieste di uno schieramento piuttosto che di un altro di ricercare un dialogo fra le diverse anime che accomunano la sinistra, ma i risultati sono stati deludenti, anzi uno dei due schieramenti ha chiesto all'altro di desistere per non confondere l'elettorato perché si potrebbe disperdere il voto regalando nuovamente i voti alla destra o al centro.
Il problema è questo: C'è un partito che dice di essere di sinistra, ma che è composto da persone molto confuse, la dimostrazione sarebbe tutti quegli anni in cui sono stati in Parlamento, soprattutto l'ultimo anno.
L'anno scorso abbiamo avuto un governo tecnico con a capo Mario Monti, un economista, senza ombra di dubbio, di stampo liberista, quindi totalmente opposta a quella che è la linea di un normale partito di sinistra, ora questo partito pseudo di sinistra praticamente ha votato tutte le riforme fatte dal governo Monti, vi dirò di più questo è uno dei partiti che l'ha voluto al governo insieme a un esponente di centro-destra e uno di centro, praticamente questo governo tecnico è riuscito a coalizzarli tutti, con la scusa che nel 2012 l'Italia avrebbe riflettuto sul lascito del governo precedente, e in più sarebbe stato anche un buon motivo per cambiare la legge elettorale, il famoso Porcellum.
Questo ovviamente non è avvenuto, è passato più di un anno e il porcellum ce l'avremo anche per queste elezioni creando disorientamento e sfiducia.
Ma continuiamo con la situazione della sinistra, il partito pseudo di sinistra, che adesso rivelo è: il Partito Democratico, meglio conosciuto come PD, che è dato nei sondaggi come possibile vincitore di queste elezioni, quindi probabilmente avremo come Presidente del Consiglio Bersani. Cosa ha deciso di fare il partito di Vendola (Sinistra Ecologia e Libertà)? Di coalizzarsi con il partito che danno per vincitore. Già Vendola aveva partecipato alle primarie del centro-sinistra, ma le ha perse contro Bersani e Renzi che sono risultati i due candidati che si sono poi scontrati definitivamente per il ballottaggio, Vendola ha sostenuto Bersani, perché ritiene che fra Bersani e Renzi, quello più di sinistra è Bersani. La mossa di Vendola non è stata totalmente sbagliata, certamente pur di far entrare il suo partito in Parlamento ha preferito coalizzarsi con quello che è dato per vincitore, peccato che lui provenga da una cultura di sinistra che è completamente opposta a quella piddina, che sono una marea di persone confuse in primis Rosy Bindi, ma anche lo stesso Bersani, la Finocchiaro, Renzi e via discorrendo. Vendola non ha provato a considerare di potersi alleare con quello che era il suo ex partito: Rifondazione Comunista, a cui deve la vittoria del 2005 in Puglia [con questo non voglio dichiararmi di Rifondazione, anzi ho espresso assai critiche su questo partito, ma che trovo fondamentale per la vittoria della sinistra radicale in parlamento] così come con il PdCi di Diliberto, i Verdi di Bonelli e l'IdV di Di Pietro, peraltro sempre stati contigui sulla sua linea. Vendola andrà in Parlamento ma non c'andrà purtroppo a testa alta come poteva andarci se si alleava con questi partiti. Credo che in questi giorni lo stesso Vendola si sia un po' pentito sulla scelta fatta di appoggiare Bersani, anche perché si vocifera di un possibile accordo post-elettorale con i centristi con a capo Mario Monti, cosa che Vendola non riesce a digerire di buon grado visto che la sua linea è totalmente opposta. Vendola, al contrario di Bersani, non ha visto nella lista di Ingroia una lista nemica, ma purtroppo non avendo vinto lui le primarie, si accontenta di essere subalterno a Bersani. Se Vendola si fosse alleato con quella che è attualmente la lista civica di Ingroia avrebbero sicuramente ottenuto più del 20%, e avremmo avuto dei parlamentari più decenti da portare in Parlamento, nonostante il porcellum, ma così non è stato. Personalmente non vedo Ingroia come buon premier, forse perché è nuovo della politica, non ha dimestichezza, considerando gli anni passati nelle aule giudiziarie la politica la mastica poco, lo avrei preferito come futuro Ministro della Giustizia di un improbabile governo Vendola, ma così non è stato. Questo sbaglio che è costato caro a Vendola ha fatto sì che io prendessi questa decisione: Votare Rivoluzione Civile, perché penso che c'è bisogno di sinistra, vera, non finta. Nonostante tutte le critiche che si possono fare e le imperfezioni della lista è quella che più merita, nei sondaggi le danno più del 5%, mi auguro vivamente che possa crescere di qui al prossimo mese, sperando di avere finalmente dei buoni possibili parlamentari.