mercoledì 4 febbraio 2015

Tre serie tv political drama che dovete assolutamente vedere:

E' passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho scritto che mi sono accorta che Enrico Letta era ancora presidente del Consiglio! Odio non poter aggiornare il mio blog quando voglio, ma a causa di impegni legati allo studio e distrazioni varie ho sempre rimandato.

L'argomento di questo post sono le serie tv political drama. In modo particolare di tre serie tv che mi hanno conquistato e di cui voglio assolutamente parlarvi:
La prima è Borgen - Il potere, serie tv danese trasmessa su laeffe, che io ho guardato in streaming. La serie tv si concentra sulle vicende personali e politiche di un primo ministro donna, Birgitte Nyborg. Per noi italiani che abbiamo sempre visto il potere come una cosa che riescono a manovrare, gestire solo gli uomini ci dà l'immagine di un potere al femminile, non sempre chiaro e trasparente, ma comunque gestito da una donna che non si è comportata in politica come un uomo. Il personaggio di Birgitte ti fa venire voglia di solidarizzare con le donne che hanno difficoltà ad avere un ruolo perché madri, perché mogli o perché semplicemente non fanno la voce grossa e non sanno imporsi come gli uomini. La serie può apparire buonista per chi ha una visione della politica negativa e non sempre concreta, ma chissà, in Danimarca sarà normale avere un'opinione della politica al di sopra del disgustoso.

La seconda è House of cards, questa serie tv obiettivamente si fa a fatica a non amarla, anche grazie a Kevin Spacey, che devo ammettere ho difficoltà a trovare un ruolo in cui si è superato al cinema,  per me la parte di Frank Underwood gli è stata cucita addosso. E' praticamente il Principe di Machiavelli in versione contemporanea, le sue massime mi ricordano da studentessa di scienze politiche, quelle di von Clausewitz sulla guerra, che non è nient'altro che la continuazione della politica con altri mezzi.


Infine c'è Madam Secretary che ancora non è uscita in Italia, ma negli Stati Uniti è una serie tv di punta della CBS. Per adesso sta andando in onda la prima stagione e devo ammettere che mi ha convinto, anche qui la protagonista è una donna che da professoressa universitaria, ex analista della CIA, viene nominata Segretario di Stato dal presidente degli Stati Uniti, dopo la morte misteriosa del Segretario di Stato precedente. Elizabeth Mc Cord non solo ricopre il suo ruolo di Segretario di Stato ma si mette ad indagare sulla morte del suo predecessore. Non vi anticipo più nulla ma sono sicura che vi verrà la curiosità di vedere questa bellissima serie che non è meno interessante rispetto a quelle che ho citato sopra.

mercoledì 22 gennaio 2014

Come eravamo

Non ho mai commentato film in questo blog, ma sentivo la necessità di farlo con questo film: "Come eravamo" regia di Sydney Pollack, il film è un po' vecchiotto, risale al 1973.
Il film racconta della storia d'amore fra Hubbell (Robert Redford) e Katy (Barbra Streisand) (K-K-Katy), la storia parte quando i due sono all'università, si presume un college di New York. Hubbell e Katy sono due persone molto diverse, si stimano a vicenda e riescono ad amarsi alla follia nonostante i due non riescano a trovare punti di contatto. Lei attivista già all'università nel partito dei giovani comunisti, lui conservatore moderato. Lei battagliera e polemica, lui comprensivo e tranquillo. Katy, ovviamente da buona comunista con pregiudizi trova Hubbell il solito ragazzo belloccio dell'alta borghesia che fa sport senza cervello, ma un giorno tutto questo cambia grazie ad una lezione all'università, il professore di letteratura comincia a leggere un racconto scritto da Hubbell e lei capisce che il ragazzo non è poi così tanto stupido come pensava. Lui prova ad avvicinarla una sera per bere qualcosa, lei finalmente riesce a sbloccarsi e cominciano a parlare, gli fa dei complimenti per il suo racconto e lui festeggia l'avvenimento, finalmente Katy si era accorta di lui.
Passano degli anni si rincontrano, stavolta è lei ad avvicinare lui e la storia inizia per davvero, Katy però è sempre la stessa, polemica, inavvicinabile, intollerante si mostra nervosa e aggressiva con gli amici di Hubbell e lui non riesce a sopportare questo suo atteggiamento, vorrebbe che mettesse da parte la politica e cominciasse a prendere a cuor leggero le battute degli amici di Hubbell, ovviamente ricchi e conservatori.
All'università Katy era derisa per via della sua leggera balbuzia ma anche per la sua ostinatezza, nell'ambiente non è ben vista, ma nonostante questo Hubbell riesce lo stesso ad introdurla nel suo ambiente e finiscono comunque per apprezzare il personaggio seppur polemico. Le lotte continuano fra i due, ma l'amore non finisce, lei crede in lui, pensa che debba fare lo scrittore ma non a Hollywood come lui vorrebbe, si trasferiscono, vanno a vivere insieme a Malibù in California, lei detesta quel posto, s'immagina in Francia con lui, ma Hubbell non pensa affatto di trasferirsi, pensa che il suo posto è lì e non vuole schiodarsi. Katy rimane incinta, ma durante la gravidanza si scontrano ancora una volta e lì che decidono di chiudere per sempre, Katy non accetterà mai la rottura, partorirà una bambina e dopo la nascita i due non si rivedono per un bel po'. Si rivedono un giorno per caso a New York, Katy si è sposata, Hubbell ha un'altra donna, lui la presenta a Katy, Katy invita entrambi a venirla a trovare nella sua casa. Il film finisce con Katy che continua a fare quello che faceva anche all'università: l'attivista battagliera, la si vede protestare contro la bomba atomica, si avvicina Hubbell e le dice: "Tu non molli mai" sorridendo, lei risponde: "Solo quando non ne posso fare a meno".
Il resto non lo voglio dire, ho già troppo spoilerato il film, non sono brava a recensire film. Però lo stile di Pollack mi è sempre piaciuto, le sue storie d'amore non sono mai banali, se penso a 'Sabrina' con Julia Ormond ed Harrison Ford. Questi amori così complicati e che non finiscono sempre bene, ma che comunque non finiscono mai. Ho sempre pensato che l'amore è qualcosa che è effettivamente difficile mettere in pratica, che lo si può sperimentare, ma che spesso esso non dà sempre buoni risultati, forse il migliore amore è appunto quello romantico, quello che finisce, quello che col tempo, nel bene o nel male, lo si ricorda per tutta la vita, che è bello da raccontare.

Vi lascio con questo video di Carrie Bradshaw che cita il film insieme alle sue migliori amiche e lo riprende nella scena finale. Spero che vedrete il film, nonostante lo spoiler.

martedì 26 novembre 2013

Piccole Matilda crescono...

Ho aspettato tutto il giorno affinché finisse questa giornata. La giornata che viene ricordata come quella contro la violenza sulle donne. L'argomento mi sta molto a cuore, ma siccome ci sono tante ragazze al mondo che sull'argomento possono scrivere per giorni interi io oggi preferisco parlare di roba leggera, che comunque riguarda il soggetto principale della giornata: la donna.
Penso che chi mi leggerà avrà visto o magari letto, almeno una volta nella vita, Matilda.
Matilda è un personaggio di un libro di Roald Dahl, ma sono certa che la gran parte di voi la conosca per il film, Matilda 6 mitica. Matilda è un personaggio che mi è sempre stato a cuore, un po' perché era speciale in quanto era solo una bambina con poteri speciali, un po' perché quando ero bambina ci somigliavo tanto. Siccome la giornata che è trascorsa è la giornata della violenza sulle donne, penso a Matilda perché è un personaggio che è riuscito a riscattarsi dalla sua famiglia che non la considerava perché era una bambina diversa, una bambina che amava la lettura, che sapeva fare tantissimi conti senza l'ausilio delle mani, quasi indipendente, insomma torniamo al punto che l'istruzione è il vero mezzo per uscire dal tunnel della violenza, della sottomissione. Se nel mondo ci sono ancora tante donne che sono schiave, sottomesse e perché queste non possono accedere all'istruzione, non possono essere donne indipendenti. Quasi una settimana fa, esattamente il 20 novembre, è stato dato il Premio Sakharov (che sarebbe il premio per la libertà di pensiero) dal Parlamento Europeo a Malala Yousafzai. Avrei voluto che quest'anno il Premio Nobel per la Pace lo vincesse lei, ma va bene così. Malala ormai nel mondo è conosciuta per la sua lotta, e per la sua voglia di riscattarsi dal regime dei talebani che impedisce a lei e alle altre donne di studiare con un editto.
Sono fortunata a vivere in Occidente, ma non abbastanza, perché vivo in Italia, un Paese che secondo i dati OCSE lavorano solo il 47% delle donne contro una media europea del 60%, ma la cosa più impressionante è che queste donne lavorano più degli uomini, le donne italiane lavorano più delle altre donne europee, con una media di 326 minuti in più contro una media europea di 130 minuti. Non sono fandonie, le donne in Italia hanno sostituito lo Stato Sociale, badano alla casa, alla famiglia più dei loro mariti/compagni. Un Paese che non investe nelle donne ha forse il merito di chiamarsi Paese Civile? Potremmo tutti tranquillamente usare l'alibi della crisi economica mondiale, ma in Italia è sempre stato così, manca proprio la base culturale. Però qualche risultato l'abbiamo ottenuto: In Italia sempre più donne si laureano, sempre più donne diventano medico, avvocato, ministro...è questo ci fa piacere, fa piacere che piccole Matilda crescono. Ma la crescita si sa, deve portare a un fine, e spero che in Italia le donne riescano ad affermarsi non perché ce lo chiede l'OCSE, l'Unione Europea, le Nazioni Unite ma perché è un diritto che ci spetta, perché il Paese può migliorare, e non usare la nostra forza-lavoro sembra più una questione legata all'ideologia, che allo spreco intellettuale.

venerdì 18 ottobre 2013

Io tifo ciccia perché mi rilassa.

Da un po' di tempo grazie ai social network mi sto un po' interessando di moda. Prima non mi interessava più di tanto perché nutrivo dei pregiudizi circa gli stilisti, le modelle, lo star system e tutto quello che concerne la moda. Adesso non sono un'appassionata ma la seguo con più interesse da quando ho scoperto le modelle curvy. Sono davvero belle, prima non riuscivo a guardare Kate Moss che subito l'avrei presa a martellate, non perché mi stia antipatica, non ho idea se sia una persona umile o meno, ma non sopportavo il fatto che fosse famosa per essere un grissino, perché questo è lei sostanzialmente. Una brutta icona, non rappresenta quello che sono praticamente il 90% delle donne nel mondo, le donne magre/anoressiche sono un po' come l'1% di Wall Street, dominano il mondo contro il 99% di persone che tirano a campare lavorando.
Ecco io le vedo così le modelle magre, e mi dispiace che siano ancora oggi, nonostante i cambiamenti, le icone della moda. Non dico che le donne magre siano brutte o devono cominciare ad essere viste come il male della società, ma dobbiamo smetterla di dire che sono più belle di quelle grasse. Grasso non è una brutta parola. A me l'hanno detto a casa tutti: mamma, papà, zia anche nonna, sì mia nonna non si preoccupava di quanto mangiavo al contrario del pensiero dilagante. 
Sono alta 1,60 e la cosa non mi dispiace, non voglio essere più alta, a me sta bene così, non mi dispiace portare il 39 di piedi né tanto meno la taglia 46. E' brutta? E' bella? Per me non è importante.
Se ho voglia di mangiare un dolce non penso quante calorie abbia, perché al piacere non c'è prezzo e nemmeno kilocalorie.
Certamente stare attenti al peso è importante, ma ogni tanto eccedere non fa male, né al peso, né alla mente.
Io tifo ciccia perché mi rilassa, lo penso anche degli uomini, un uomo che sta tutto il giorno in palestra a farsi i muscoli per me è un povero sfigato, mi metterebbe solo a disagio perché l'unico pensiero fisso sarebbe quello di rimpinzarlo di cibo. Il mondo sarebbe un posto migliore se guardassimo all'estetica con più etica.
Adesso basta con le ciance-filosofiche. Passiamo alle modelle che nel web m'hanno fatto impazzire:


                                  BIANCA BOMBSHELL


TANESHA AWASTHI


VIKTORIA MANAS




mercoledì 9 ottobre 2013

La questione spinosa delle carceri

Ritorno a parlare di roba seria, dopo le dichiarazioni di oggi di Napolitano, mi sembrava quasi un obbligo commentare. Sono sempre stata sensibile verso i diritti umani. Del resto penso che non avrei mai intrapreso gli studi di Scienze Politiche se non lo fossi stata. Però oggi mi sono leggermente incazzata, perché il Presidente della Repubblica dopo otto anni ha deciso di parlare di carceri guarda caso nella settimana in cui si discuteva della decadenza al Senato di Berlusconi. Sono un po' complottista sì, ma non grillina, sia chiaro. 
Napolitano s'accorge solo ora del sovraffollamento delle carceri, della sentenza della Corte Europea circa il nostro stato delle carceri, prima sembrava che non gli interessasse la cosa, e adesso cosa chiede? L'amnistia e l'indulto. Credo che tutti sappiamo i risultati dell'indulto, del resto l'ultima legge sull'indulto è datata 2006, non tanto tempo fa, e il sovraffollamento delle carceri continua ad esserci. Va bene che ci sia una depenalizzazione di certi reati, come quelli che hanno a che vedere con l'uso di stupefacenti, considerando che chi ne fa uso non fa danno a nessuno, se non a se stesso, e l'unico posto adatto per un tossicodipendente è una comunità di recupero e non un carcere, però la ministra Severino l'anno scorso ha provato a depenalizzare determinati reati con la riforma della giustizia dell'anno scorso, certo si può fare ancora molto, ma la strada dell'amnistia e dell'indulto non mi sembra quella più corretta. 
La questione spinosa delle carceri ha molto a che fare, a mio parere, con gli edifici, gli stabili in cui i detenuti scontano le loro pene. In Italia le carceri hanno funzioni diverse rispetto alle carceri di tutti i Paesi europei. Sono delle vere e proprie palestre per criminali, spesso gli ex detenuti ritornano in carcere, perché uscendo dal carcere riprendono la loro vita criminale, non sembrano veramente pentiti di quello che hanno fatto, perché non sono stati in un posto salubre tale da ricordagli costantemente del reato commesso, ma in un posto che gli ricorda continuamente quello che è, un criminale. Sia chiaro, lo Stato in questo ha una colpa grande, molto grande e con Stato intendo anche noi, perché per una buona parte di italiani i detenuti devono rimanere degli emarginati, come del resto gli immigrati, per gli italiani fanno parte di una categoria a sé.
Non importa a nessuno dei detenuti, della loro vita, eppure dei loro diritti è importante parlarne e discuterne. Se iniziassimo tutti a parlare dei detenuti come esseri umani forse riusciremo a vedere la possibilità di una vita senza criminalità, certo è quasi un'utopia, ma in alcuni Stati è quasi una realtà.
Parlo degli stati scandinavi in cui il carcere non è luogo di emarginazione, ma di rieducazione. Eppure la nostra Costituzione parla chiaro, all'articolo 27: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
E' strano che nel nostro Paese, che ha una Costituzione veramente bellissima, degna di un Paese civile, abbia poi queste carceri al limite della decenza umana. 
Insomma per farla breve, bisogna risolvere la questione delle carceri partendo dagli edifici, dagli stabili in cui scontano le pene, senza però dimenticare l'abnorme uso della detenzione preventiva e il ritardo della giustizia nel far avere dei processi ai detenuti.
Non bisogna dimenticare poi i quasi duemila morti in dieci anni nelle carceri italiane e parliamo solo di detenuti, perché ci sarebbe poi un altro numero quelli degli agenti di polizia penitenziaria che si suicidano, sono una centinaia.
Voltaire diceva: "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione".

martedì 3 settembre 2013

GIRLS. Una serie televisiva reale, che parla di tutte noi.

Wow, siamo già a settembre, il mese che io detesto follemente un po' per gli esami universitari, un po' perché storicamente l'ho sempre detestato anche per brutti accadimenti di cui non voglio parlare.
Comunque stavolta non mi va di parlare di politica o di qualcosa che vagamente la ricorda, ma di una serie televisiva che mi è piaciuta tantissimo che voglio consigliarvi: GIRLS. 
Il nome è proprio questo, semplicemente GIRLS, la serie è ambientata a New York, esattamente Brooklyn, ed è la storia di quattro ragazze, anche se si concentra sulle vicissitudini di una in particolare, la protagonista nonché Hannah Horvath aspirante scrittrice, laureata in lettere, precaria e mantenuta dei genitori, che hanno deciso di decurtarle il mantenimento per responsabilizzarla trovandosi nella dispersione totale.
Per quanto la trama possa in qualche modo ricordare Sex and The City, GIRLS è lontana mille miglia dalle avventure di Carrie Bradshaw e delle sue amiche. La protagonista è anche la regista della serie tv, Lena Dunham, un'attrice lontana dal mondo di Hollywood, una personalità fuori dagli standard, una ragazza che ha un aspetto fisico che non ricorda per nulla quello delle dive odierne. Lena non è magra, anzi, è bella paffuta e non ha un viso che fa impazzire, è una ragazza normalissima e lo è anche nella serie, non mancano scene di nudo, la si vede spesso in topless proprio per far vedere la naturalezza della sua persona. La regista e attrice di GIRLS con questa serie tv vuole cercare di avvicinare un pubblico di vere ragazze, in carne ed ossa, anzi più carne che ossa, vuole raccontare le vicissitudini di una ragazza di venticinque anni appena laureata in un periodo di crisi nera come il nostro, le fatiche, le paure di non raggiungere i propri sogni. Hannah, come le sue amiche, cerca di trovare una stabilità che non c'è, in un periodo storico che di certezze non ne dà, tra semi-amori, semi-lavori, semi-tutto ne esce una serie tv imperdibile che consiglio vivamente. 
Mi sento molto Hannah Horvath, sbadata, imperfetta, sfigata e senza nessuna certezza in tasca.
Incorono la regista e attrice Lena Dunham tra i miei miti, che per avere 27 anni ed essere figlia di due artisti ha saputo rappresentare la precarietà dei giovani della mia età, che non importa se sono a New York o a Roma, o chissà dove, perché abbiamo in comune tutti la stessa cosa: l'instabilità e l'incertezza di vivere la vita che ci siamo sempre sognati.
GIRLS è lontana da Sex and The City per molteplici ragioni, ovviamente la prima è che le protagoniste di GIRLS sono tutte ventenni, in Sex and The City sono delle trentenni affermate che possono permettersi delle scarpe firmate e una vita Mondana con la M maiuscola. GIRLS è girato a Brooklyn e non nella bellissima e inaccessibile Manhattan tanto amata e celebrata da Carrie nel telefilm.
Non voglio scrivere nient'altro, merita la visione, credetemi.


mercoledì 17 luglio 2013

Di Miss Italia se ne può fare a meno.

Ancora una volta una settimana intensa quella italiana, tra gaffe, insulti ed espulsioni, dicono, non programmate, io mi voglio occupare di una notizia di poco conto: Il concorso di Miss Italia. Un po' di caciara italiota non guasta, lascio ai giornalisti di grande spessore sentenziare delle notizie importanti.
Esattamente due giorni fa la Presidente della Camera Boldrini ha fatto sapere di essere contenta che la Rai abbia considerato di eliminare il concorso dicendo questo: "Scelta moderna e civile, solo il 2% delle donne in tv parla, il resto muto e svestito".

Subito le critiche da parte di personaggi dello spettacolo come Vladimir Luxuria che su Twitter dice: "La Boldrini applaude alla cancellazione di Miss Italia, peccato che nel frattempo abbiano cancellato anche il Ministero delle Pari Opportunità!" ma le critiche più dure arrivano da Fiorello che difende il concorso dicendo: "Ci sono cose molto più gravi e vergognose come il femminicidio, potremmo fare una lista di cose su cui il presidente della Camera dovrebbe intervenire, a partire da certe dichiarazioni dei politici. I tg sono pieni di cose vergognose fatte da politici".
Continua dicendo: "ci sembra un po' esagerato: non ha mai fatto male a nessuno, anzi ha portato bene a molte donne, belle e parlanti, che grazie al concorso hanno trovato lavoro". Un indotto, quello intorno a Miss Italia, legato al lavoro di tante persone. "Centinaia di parrucchieri - dice Fiorello - in arrivo da tutta Italia", ad esempio.
Insomma per alcuni personaggi dello spettacolo, la Boldrini è stata una bacchettona, era meglio che si teneva strette certe considerazioni.
Bene non resta che commentare il concorso di Miss Italia, cosa è stato, e cosa è diventato il concorso in questione.
Ne ho lette in questi giorni di cotte di crude su Miss Italia, sul fatto che sono uscite non solo delle belle donne, ma anche delle bravissime attrici come: Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Lucia Bosè, Anna Valle e forse avrò dimenticato qualcuna strada facendo, insomma il concorso non ha fatto uscire solo oche o presunte soubrette, tutto vero, niente da dire in contrario, posso dire anche che rispetto ad altri concorsi femminili Miss Italia era diciamo meno volgare e più attento al buon gusto e al rispetto del corpo femminile, ma ciò non toglie che il concorso non serve a niente. Perché se servisse realmente a qualcosa allora, mi verrebbe da dire, che un'italiana, una bella italiana che deve rappresentare tutte e venti le regioni deve essere per forza alta almeno 1,70, magari che porti la taglia 42, deve avere i denti dritti, lo sguardo angelico, deve ovviamente saper ballare e cantare e saper camminare con le scarpe con i tacchi. Tutto molto bello per le riviste patinate, per gli stilisti, per i parrucchieri, per i programmi italioti e sì perché no anche per il cinema e per le pubblicità dell'acqua Rocchetta, l'acqua di Miss Italia.
Gli antipatici della tv dicono che la nostra è tutta invidia, c'hanno fatto male e per questo che ci ostiniamo a criticare Miss Italia, dovremmo fare come tutti: Ammirare la nuova Miss e sperare veramente che porti meno merda nel Paese.
Poi ci sono gli ipocriti, gli ipocriti che dicono che la bellezza è soggettiva, che non ha niente a che vedere con i concorsi di bellezza che è solo ostentazione del proprio fisico, niente di più, ma che non vuol dire nulla, però tutto ad un tratto si rendono conto che nei fatti non è così, Miss Italia ha qualcosa che ci rende tutte orgogliose di essere italiane, belle italiane, gioiose e sognatrici. 
Roba che a leggerla mi fa venire l'orticaria e forse anche la nausea. Forse quello che mi piacerebbe che fosse fatto in Italia, considerando quello che leggo tutti i giorni nei giornali, è un concorso di bellezza interiore, aperto a tutti, uomini e donne, bassi e alti, magri e grassi, non importa. In Italia manca questo, di bellezza esteriore ce n'è anche troppa, considerando che il 70% del patrimonio UNESCO è italiano, abbiamo molte cose belle da vedere da fuori, ma di dentro niente, nemmeno l'ombra. Possiamo fare a meno di Miss Italia, di Veline, di Miss Muretto, di Miss Padania e di qualsiasi Miss di questo e di quello. Se le belle ragazze vogliono sfondare nel mondo del cinema o dello spettacolo in Italia non mancano scuole di recitazione, di ballo e di musica. Non abbiamo bisogno delle Miss, non dicono niente degli italiani, o forse dicono tutto, ma in sostanza, la bellezza, la vera bellezza non è questa.