mercoledì 9 ottobre 2013

La questione spinosa delle carceri

Ritorno a parlare di roba seria, dopo le dichiarazioni di oggi di Napolitano, mi sembrava quasi un obbligo commentare. Sono sempre stata sensibile verso i diritti umani. Del resto penso che non avrei mai intrapreso gli studi di Scienze Politiche se non lo fossi stata. Però oggi mi sono leggermente incazzata, perché il Presidente della Repubblica dopo otto anni ha deciso di parlare di carceri guarda caso nella settimana in cui si discuteva della decadenza al Senato di Berlusconi. Sono un po' complottista sì, ma non grillina, sia chiaro. 
Napolitano s'accorge solo ora del sovraffollamento delle carceri, della sentenza della Corte Europea circa il nostro stato delle carceri, prima sembrava che non gli interessasse la cosa, e adesso cosa chiede? L'amnistia e l'indulto. Credo che tutti sappiamo i risultati dell'indulto, del resto l'ultima legge sull'indulto è datata 2006, non tanto tempo fa, e il sovraffollamento delle carceri continua ad esserci. Va bene che ci sia una depenalizzazione di certi reati, come quelli che hanno a che vedere con l'uso di stupefacenti, considerando che chi ne fa uso non fa danno a nessuno, se non a se stesso, e l'unico posto adatto per un tossicodipendente è una comunità di recupero e non un carcere, però la ministra Severino l'anno scorso ha provato a depenalizzare determinati reati con la riforma della giustizia dell'anno scorso, certo si può fare ancora molto, ma la strada dell'amnistia e dell'indulto non mi sembra quella più corretta. 
La questione spinosa delle carceri ha molto a che fare, a mio parere, con gli edifici, gli stabili in cui i detenuti scontano le loro pene. In Italia le carceri hanno funzioni diverse rispetto alle carceri di tutti i Paesi europei. Sono delle vere e proprie palestre per criminali, spesso gli ex detenuti ritornano in carcere, perché uscendo dal carcere riprendono la loro vita criminale, non sembrano veramente pentiti di quello che hanno fatto, perché non sono stati in un posto salubre tale da ricordagli costantemente del reato commesso, ma in un posto che gli ricorda continuamente quello che è, un criminale. Sia chiaro, lo Stato in questo ha una colpa grande, molto grande e con Stato intendo anche noi, perché per una buona parte di italiani i detenuti devono rimanere degli emarginati, come del resto gli immigrati, per gli italiani fanno parte di una categoria a sé.
Non importa a nessuno dei detenuti, della loro vita, eppure dei loro diritti è importante parlarne e discuterne. Se iniziassimo tutti a parlare dei detenuti come esseri umani forse riusciremo a vedere la possibilità di una vita senza criminalità, certo è quasi un'utopia, ma in alcuni Stati è quasi una realtà.
Parlo degli stati scandinavi in cui il carcere non è luogo di emarginazione, ma di rieducazione. Eppure la nostra Costituzione parla chiaro, all'articolo 27: "Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato".
E' strano che nel nostro Paese, che ha una Costituzione veramente bellissima, degna di un Paese civile, abbia poi queste carceri al limite della decenza umana. 
Insomma per farla breve, bisogna risolvere la questione delle carceri partendo dagli edifici, dagli stabili in cui scontano le pene, senza però dimenticare l'abnorme uso della detenzione preventiva e il ritardo della giustizia nel far avere dei processi ai detenuti.
Non bisogna dimenticare poi i quasi duemila morti in dieci anni nelle carceri italiane e parliamo solo di detenuti, perché ci sarebbe poi un altro numero quelli degli agenti di polizia penitenziaria che si suicidano, sono una centinaia.
Voltaire diceva: "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione".

1 commento:

  1. "Non fatemi vedere i vostri palazzi, ma le vostre carceri perché è da esse che si misura il grado di civiltà di una nazione".
    mah...

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